Cives Cremona

12 settembre 2009

Nuova vita per Irmina Stanga?

Filed under: Provincia — Cives Cremona @ 17:54

Le difficoltà dell’agricoltura cremonese non sono solo di mercato ma anche strutturali. Abbiamo già accennato (Vedi “La crisi agricola e l’esempio di Lodi”) ai vincoli produttivi ed organizzativi che le aziende agricole devono sopportare: uno di questi riguarda la difficoltà di ricambio della mano d’opera, cui si è sopperito in parte con l’impiego di lavoratori extracomunitari.
La carenza richiederebbe una maggiore attenzione per la formazione professionale dei i lavoratori agricoli, ma la condizione delle istituzioni che hanno questa attività come scopo specifico non è incoraggiante. L’Istituto professionale di stato per l’agricoltura attira pochissimi giovani, tanto che le sue funzioni sono state allargate alla formazione ambientale. Il Centro per l’addestramento professionale agricolo (Capa), organismo intersindacale con compiti di qualificazione e specializzazione della mano d’opera a cominciare dagli apprendisti, non ha molte risorse a disposizione. Restano le fondazioni private, la “Girolamo Beltrami” per la meccanica agraria e la “Irmina Stanga, per la formazione degli addetti alla coltivazione e alla mungitura. Non abbiamo notizie precise sulla prima, Della seconda ci siamo già occupati in un articolo precedente (La vita grama di Irmina Stanga).
Riprendiamo ora il discorso sulla fondazione Stanga, in quanto una modifica statutaria relativamente recente ha affidato alla Provincia la designazione del presidente del consiglio di amministrazione. In seguito, lo stesso presidente della Provincia, Torchio, aveva assunto l’incarico, dichiarando di volerla rilanciare per farne uno dei perni della politica di sviluppo dell’agricoltura. Questo non è avvenuto, anzi, da altre dichiarazioni dell’ex Presidente (una risposta ad una mozione del consigliere Rusca e interviste a giornali) si è capito che le intenzioni erano quelle di far rendere edificabile una porzione di terreno allo scopo di finanziare il Distretto agroenergetico previsto dal Patto per lo sviluppo, senza tener conto che qualunque disinvestimento patrimoniale avrebbe dovuto essere reinvestito per le finalità statutarie della fondazione.
Recentemente la fondazione ha chiesto l’inserimento dei suoi terreni nel piano provinciale delle cave, allo scopo di recuperare risorse che, secondo noi, devono avere lo scopo esclusivo di potenziare l’attività formativa della scuola, in tutti questi anni sacrificata.
Considerato che la Provincia si è di fatto intestata il destino della Fondazione, tocca adesso al presidente Salini designare la persona giusta alla sua presidenza, per onorare la volontà del fondatore e dare finalmente inizio all’attività di formazione dei lavoratori agricoli di cui la nostra agricoltura ha bisogno.

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