L’architetto Massimo Terzi, autore del pregevole progetto di recupero degli antichi monasteri di Santa Monica, San Benedetto e Corpus Domini, noto come “Parco dei Monasteri” (un suggestivo angolo di città che la città non conosce, a sud di Sant’Ilario, tra via Chiara Novella e via Bissolati), ci ha partecipato il suo timore che il recupero del Palazzo dell’Arte possa compromettere l’attuazione di quel progetto. Riportiamo il contenuto del suo messaggio, come fosse un’intervista.
Il recupero del Palazzo dell’Arte – dice Terzi – è un’operazione lungimirante se si farà nel rispetto dell’edificio e della piazza. Non dobbiamo però dimenticare che con questo progetto di recupero si viene a creare una sorta di condensato del Parco dei Monasteri, che verrebbe in parte svuotato da alcune funzioni essenziali. Questo recupero, inoltre, concentrerà ancor di più ”l’effetto-città” attorno al Duomo, mentre il Parco dei Monasteri ridarebbe slancio e decoro a un quartiere marginale e creerebbe un polo alternativo ai soliti percorsi, consolidando un’immagine più complessiva del centro storico.
C’è anche il timore – continua Terzi – che ora l’attenzione degli enti locali e dalla fondazione Stauffer possa vacillare, che sia stato speso invano il milione di euro per l’acquisto, la promozione, i progetti e i lavori in corso, che i segni identificativi della storia cittadina da poco riconquistati alla comunità rischino di degradarsi, che vadano ad aumentare il già cospicuo patrimonio inutilizzato delle amministrazioni o che siano messi all’asta. Nel caso più fortunato, i chiostri difficilmente verranno concepiti come un unico “campus”, ma saranno utilizzati separatamente, disarticolati da un disegno ampio e complessivo.
Il progetto del “Parco” era stato concepito per dare corpo all’intera filiera musicale cremonese, dalla formazione liutaia e musicale alle molteplici manifestazioni artigianali, commerciali e culturali, collocata in una porzione di tessuto urbano omogenea.
Sarebbe utile – dice Terzi – per la città che sta cercando di crearsi una immagine legata alla musica, discutere con pacatezza se non sia il caso d’investire più complessivamente sul soddisfacimento delle aspettative di formazione che permetterebbero un “ritorno” e la conferma di una scuola di grande e riconosciuta tradizione.
Pertanto – conclude – anche se possiamo essere parzialmente soddisfatti dall’obbiettivo immediato (Palazzo dell’Arte), sarebbe auspicabile che ogni progetto sulla città fosse pensato e gestito con una visione complessiva e lungimirante, con la consapevolezza che ogni amministrazione deve svolgere il proprio lavoro anche per quelle successive.