Quando nella vita non quadra più niente, anche le parole vanno a picco. Perché tutte le dittature, di destra o di sinistra, atee o religiose, prendono la lingua al loro servizio. Nel mio primo libro su un’infanzia nel villaggio del Banato svevo la casa editrice rumena censurò oltre a tutto il resto anche la parola valigia. Era diventata una parola fastidiosa perché l’emigrazione della minoranza tedesca doveva restare un tabù. Questa presa di possesso rende cieche le parole e tenta di spegnere l’intelligenza del linguaggio contenuta nella parola….[Ma] la gente comune prendeva posizione ogni giorno nei confronti del Grande Fratello con giochi linguistici originali e sprezzanti. I nessi logici quanto più restavano nascosti tanto più risultavano sfottenti. Quando nei negozi si potevano comprare soltanto zampette di maiale affumicato invece della carne, si dava loro il nome di scarpe da ginnastica.
(da Herta Müller, Il re si inchina e uccide, Editore Keller)