Dopo la celebrazione del XX anniversario della morte di Vincenzo Vernaschi, sindaco di Cremona dal 1961 al 1968 e poi senatore, Michele De Crecchio ci ha inviato una testimonianza su due episodi significativi, uno dell’attenzione di Vernaschi alla corretta urbanistica della sua città, l’altro della sua lealtà nei confronti della minoranza.
Il primo episodio risale al 1982. Il nuovo Piano regolatore di Cremona stava per essere approvato dalla Regione con una modifica d’ufficio che consentiva l’edificabilità di terreni circostanti S. Sigismondo, che il Consiglio comunale aveva rifiutato di concedere.
“Ricordo bene – scrive De Crecchio – la dignità e la fermezza con la quale il Senatore, capogruppo di minoranza, informato della sgradevole alterazione che si stava macchinando presso l’assessorato regionale all’urbanistica, chiesta la parola in Consiglio Comunale, offrì alla maggioranza di sinistra la più completa solidarietà, proponendo persino che il Consiglio Comunale, nella sua unanimità, si dimettesse tutto per protesta qualora la Regione avesse così clamorosamente contraddetto la volontà consiliare dei cremonesi. I buoni uffici dell’allora presidente del Comitato regionale di controllo, il prefetto di Milano dott. Caruso, riuscirono poi, abilmente, a sventare la manovra milanese, consentendo ai cremonesi di portare a casa il Piano regolatore, così come il Consiglio comunale l’aveva voluto”.
“Se, a differenza di tante altre parti della città, la zona di San Sigismondo è ancora oggi sostanzialmente inedificata, consentendo così al grande monumento, oggi monastero, di dialogare con la campagna circostante, credo sia doveroso dare atto che ciò accadde anche per l’impegno civile allora dimostrato con estrema fermezza, dal senatore Vernaschi.”
Il secondo episodio è di qualche anno più tardi, quando i democristiani avevano sostituito i comunisti nella giunta cittadina. Il Consiglio comunale aveva approvato, a stretta maggioranza, lo spregiudicato intervento che prevedeva, in deroga ai vincoli di Piano Regolatore, di occupare con alloggi gli spazi del palcoscenico, delle gallerie e del ridotto del Politama Verdi.
“Qualche mese più tardi – ricorda De Crecchio – il senatore Vernaschi, al quale la malferma salute evidentemente non consentiva più di seguire con la necessaria puntualità i lavori del Consiglio, cadde nella disavventura di affermare che l’intervento sul Politeama, di cui evidentemente aveva ormai ben compreso la nocività, era stato pur tuttavia varato con l’unanimità dei voti del Consiglio comunale. Toccò a me, componente del gruppo comunista e responsabile per i temi urbanistici, intervenire, vivacemente protestando per l’affermazione non veritiera”. “Il Senatore Vernaschi rimase perplesso e si riservò un controllo sugli atti consiliari. Nella seduta successiva, senza essere sollecitato da nessuno, chiese la parola e, scusandosi dell’errore compiuto, riconobbe la correttezza di quanto affermato dal gruppo comunista, confermando di non essersi cioè lo stesso gruppo associato all’approvazione dell’infelice intervento sul glorioso teatro”.