Questo saggio di Ettore Capri (*) riprende i temi trattati in uno studio commissionato dal “Centro di ricerca europeo” dell’Università Cattolica di Piacenza, avente per tema Produzione agricola e commercio in Europa: può una maggiore efficienza prevenire il “land grabbing” dei paesi esteri? Il land grabbing (appropriazione di terra) è noto per le acquisizioni che i paesi sviluppati fanno nelle aree meno sviluppate, per assicurarsi le produzioni agricole di cui abbisognano, ma può anche essere riferito alle importazioni dei paesi sviluppati. In questo senso, considerato che l’Europa realizza un’importazione netta di prodotti agricoli di 45,5 miliardi di euro, “questo equivale a dire che l’Unione europea è il più grande importatore di terra d’oltreconfine”.
Il fenomeno è certamente spiegabile con l’aumento della domanda di beni alimentari, ma comporta effetti negativi dal punto di vista ambientale (deforestazione da un lato; abbandono delle coltivazioni dall’altro). Come risolvere quindi il problema? Lo studio esamina tre alternative: aumento della produttività; espansione dell’agricoltura biologica; aumento della produzione di bioenergia. E arriva alla conclusione che, per soddisfare il proprio fabbisogno e quello crescente dei paesi in via di sviluppo, l’Europa deve migliorare la produttività della sua agricoltura, produrre ed esportare più cibo e non meno. Perciò l’uso delle terre deve essere più appropriato e più efficiente, evitando che la terra venga “degradata a cemento e superfici impermeabilizzate” (fenomeno del soul sealing).
Le conclusioni dello studio coincidono con il dossier di Fai e Wwf, presentato ieri l’altro a Milano, in cui si evidenzia che ogni giorno vengono sacrificati solo nella pianura padana 19 ettari di terra fertile e in cui vengono avanzate alcune proposte: limiti severi all’edificazione, una moratoria delle nuove costruzioni su scala comunale, un censimento degli effetti dell’abusivismo.
Anche Expo 2015 guarda nella stessa direzione. Il suo motto: Nutrire il pianeta. Energia per la vita, è un richiamo ai bisogni primari dell’umanità e al ruolo che a tal fine può essere svolto dall’agricoltura europea.
(*) Ettore Capri, Non più land grabbing, l’Europa torni alla sua terra, in Vita e Pensiero, n.2, 2011