Cives Cremona

16 marzo 2010

La parità discriminata

Filed under: Cultura — Cives Cremona @ 07:00

Con il nostro post Se la “retta” la paga lo stato , avevamo sostenuto che “se si mettono su un piatto della bilancia solo i 1000 euro del buono scuola regionale, la bilancia pende dalla parte delle scuole paritarie, ma se si mettono sull’altro piatto i 5 mila euro pagati dallo stato la bilancia pende decisamente dall’altra parte”.
Sull’argomento é intervenuto un anonimo Scolaro, per dire che si potrebbero dare 4000 euro in più di buono scuola, a condizione che tutti siano ammessi alla scuola privata, senza distinzione di sesso, religione, estrazione sociale o disabilità. Ci siamo detti d’accordo, ma per arrivare a questo risultato bisognerebbe entrare nell’ordine di idee che la scuola paritaria è una scuola pubblica come quella di stato.
Riprendiamo l’argomento perché la risposta richiede un minimo inquadramento. La legge sulla parità scolastica (n. 62/2000; Governo Prodi, Ministro Berlinguer) stabilisce che “il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali”. La stessa legge fissa i requisiti necessari affinché la scuola paritaria sia riconosciuta del Ministero, tra cui l’apertura a tutti, compresi gli studenti con handicap. Purtroppo, il principio di parità introdotto con questa legge è rimasto sulla carta perché è mancato un adeguato finanziamento.
Come ricorda Laura Carlino nel suo commento allo stesso post, l’insufficienza dei finanziamenti ha discriminato in particolare le famiglie che hanno un figlio disabile, “perché lo stato, che nelle sue scuole garantisce il sostegno a chi ne ha diritto, lo nega a chi sceglie la paritaria.” Senza finanziamenti dello stato non c’è quindi vera libertà di scelta. Sta qui la contraddizione del nostro ordinamento, a differenza di quanto avviene in Europa, dove la scuola paritaria è non solo ammessa, ma anche sostenuta, persino nella “laica” Francia, che ha riconosciuto la parità nel 1975.
In un quadro di vera libertà scolastica, la domanda di Scolaro, “cosa chiede la scuola paritaria a chi non appartiene a nessuna religione”, ha una facile risposta: se il progetto educativo è in armonia con la Costituzione, la scuola paritaria è aperta a tutti, come avviene già adesso.

3 commenti »

  1. Mi piace molto questo discorso sulla parità ma dovremmo estenderlo …. alla sanità: datemi un “buono sanità” della mia quot del SSN e lo spendo io dove voglio e non (e non solo in Italia) in spese agli ospedali o alle cliniche private; datemi la mia quota di “buono trasporti”, così lo spendo io con il mezzo che più mi piace e con chi in modo “paritario” può offrirmi lo stesso servizio, datemi la mia quota di tassa sui rifiuti che li gestisco io presso chi me li smaltisce meglio, datemi il mio “buono sicurezza” che decido io a chi affidare la mia sicurezza nello stesso modo in cui voglio poter scegliere chi mi educa; potremmo andare avanti su energia, acqua…
    Mi sembra che cosi’ funzionerebbe tutto in modo da poter scegliere paritariamente, senza discriminazioni per nessuno.

    Commento di Scolaro — 17 marzo 2010 @ 22:19

  2. E’ esattamente questa la strada intrapresa dalla Regione attraverso, ad esempio, i vouchers per la spesa sociale: io ho diritto ad un servizio dispensato dall’amministrazione comunale che si serve di cooperative (es: assistenza a famigliare anziano o disabile); la Regione attribuisce al Comune determinate risorse, ma il comune non eroga direttamente il servizio (che appalta a cooperative), né decide (mediante appalto o scelta diretta, a seconda) chi mi darà quel servizio: sono io a scegliere quale cooperativa – attraverso quelle accreditate dal Comune stesso (quindi selezionate) mi garantirà quel servizio. E’ un’oppertunità straordinaria, che parte dal presupposto che il cittadino non è un minorato mentale che l’Ente Locale deve “accompagnare” con i “suoi” servizi (o appaltati a chi “secondo il Comune” è migliore di altri); ma stabilisce il principio secondo il quale il cittadino maturo e capace ha diritto e dovere di scegliere ciò che è meglio per lui. Questo meccanismo, inoltre, innesca tra gli erogatori di servizi una sana e proficua concorrenza a chi offre un servizio migliore, a tutto vantaggio del cittadino. Si potrà obiettare che non tutti i cittadini soo davvero in grado di scegliere, ma l’Ente Locale ha il compito – se è il caso – di guidare questa scelta attraverso il suo personale formato.
    Questa è la “filosofia” della Regione Lombardia; ovviamente tutto è perfezionabile, ma è la via da percorrere. Purtroppo lo Stato (poiché la Regione arriva fino ad un certo punto, sia come competenze che come risorse) non segue questa linea, nemmeno quando al governo c’è il Centrodestra; se così fosse, il tanto sbandierato Buono Scuola statale sarebbe già una realtà, così come il Buono Sanità e altri fra quelli citati da “Scolaro”. Immagino che le resistenze contro un simile processo di maturazione dell’utenza (= cittadinanza) trovi ostacoli spaventosi, in primo luogo da parte dei sindacati. Si immagina “Scolaro” cosa significherebbe in Italia una scuola davvero libera, in cui i cittadini hanno a disposizione un “tesoretto” annuale pari a quanto lo stato spende per gli studenti statali (migliaia di euro ciascuno!) da usare nella scuola che crede? Ha idea “Scolaro” di quante scuole pubbliche chiuderebbero, di quante paritarie nascerebbero, di quanti insegnanti statali resterebbero a casa? E questo per tutti i servizi citati!
    Capirà “Scolaro” che la sacrosanta battaglia per la libertà dei cittadini in Italia non potrà mai essere vinta se non in realtà locali relativamente circoscritte; almeno finchè in Italia esisteranno i sindacati, la cui missione non è certo tutelare i cittadini tutti, ma gli interessi di poche (ma agguerrite) categorie di lavoratori dipendenti, per lo più statali!
    “Scolaro” ha veramente colto il senso della battaglia per la libertà, che vale senz’altro la pena di essere combattuta. Ma con la consapevolezza che “il nemico” è un moloch imbattibile: l’interesse lobbistico di pochi contro i molti.

    Commento di Laura Carlino — 18 marzo 2010 @ 07:21

  3. evviva la libertà
    quindi voglio la mia parte (il buono sicurezza) di cio’ che viene dato per la polizia, carabinieri, gdf… (perche’ sono 3 ?) e polizie locali varie; voglio la mia parte di cio’ che viene dato alle forze armate… voglio la mia parte di finanziamenti che vengono dati a ferrovie, autolineee, voglio la mia pèarte di cio’ che si paga per lo smaltimento dei rifiuti.
    perche’ il tesoretto, in un’ottica di libertà, non puo’ limitarsi alla spesa sociale ma dovrebbe comprendere tutto.
    Liberamente, grazie per la discussione.

    Commento di Scolaro — 18 marzo 2010 @ 15:08


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